Tendere una mano a volte arricchisce più chi la mano la tende. Perché un mondo migliore comincia proprio nel momento in cui mettiamo un po’ da parte noi stessi per dedicarci agli altri.
Occhi aperti verso ciò che ci circonda
Spesso ci si chiude nel proprio piccolo mondo e non si riesce o non si vuole vedere ciò che abbiamo intorno. È proprio questo l’atteggiamento della maggior parte delle persone. “L’importante è che sto bene io”, questo sembra il motto che va di moda, al giorno d’oggi. Anche se sembra un approccio alla vita apparentemente comodo e facile, rischia, con l’andare avanti del tempo, di portare all’isolamento e alla solitudine perché trincerarsi dietro l’egoismo e l’indifferenza necessariamente porta all’inaridimento e all’indifferenza per tutto e tutti. Tendere una mano, aiutare gli altri fa bene non solo a chi l’aiuto lo riceve, ma anche a chi lo dona. E per fortuna sempre più persone hanno questo scopo nella vita, fatto di esperienze e incontri sì complessi e a volte dolorosi, ma anche estremamente profondi, fatti di sostegno dato e ricevuto, di soddisfazioni mai materiali ma emotive. Si tratta di momenti e attimi in grado di mostrarci la vita per il valore che ha realmente e che resteranno insegnamenti incancellabili che ci cambieranno in profondità… in modo totalmente positivo!
La teoria dell’altruismo
Uno psicologo dell’Università del Kansas, Dan Batson, sostiene che l’altruismo è una caratteristica propria di chi riesce ad avere empatia nei confronti dell’altro e, di conseguenza, a provare benessere nell’aiutare il prossimo. Un altro psicologo, Robert Cialdini, invece, sostiene che il pensiero della sofferenza di un’altra persona provoca in noi dolore, e ci porta quindi all’aiuto per farci sentire meglio. Ciò accade molto più spesso quando ci sentiamo particolarmente vicini, per un passato comune o per esperienze simili che si sono vissute. Da qui si potrebbe vedere quasi una sorta di egoismo, in quanto un atto altruista nasconderebbe un lato legato al benessere personale nel produrre l’atto stesso. Ciò però non deve assolutamente compromettere il gesto, in quanto il piacere di aiutare il prossimo e il piacere personale che ne deriva non devono considerarsi due aspetti in contraddizione ma bensì due fattori complementari che possono tranquillamente coesistere.
Lo psicologo americano Mark Snyder, dell’Università del Minnesota, in un suo studio durato per più di 20 anni, ha delineato cinque forti motivazioni per le quali le persone sono spinte a dedicarsi al volontariato: valori personali; preoccupazione per la comunità; armonia con se stessi; migliore comprensione del prossimo; ampliamento di rapporti e conoscenze.
Il volontariato
Se volessimo indicare una data con cui far coincidere l’inizio del volontariato in Italia potremmo indicare il 1966, anno dell’alluvione a Firenze, durante la quale operarono i cosiddetti “angeli del fango”, ovvero adulti e ragazzi (soprattutto) che si impegnarono ad aiutare i cittadini della città e a proteggere le numerose bellezze artistiche che rischiavano di venire distrutte. Da quel momento in poi il fenomeno del volontariato e la nascita di associazioni Onlus sono cresciuti enormemente, tanto che nel nostro Paese si contano circa 5 milioni di volontari (circa il 10% dell’intera popolazione).
Il prof. Snyder sostiene che negli Stati Uniti un americano su tre faccia regolarmente volontariato, rinunciando a parte del suo tempo libero per offrire i servizi più disparati senza percepire alcun compenso. Sempre in America si organizzano delle vere e proprie “vacanze di volontariato” che hanno lo scopo di impegnare i partecipanti in attività quali ripulire i parchi nazionali, costruire case, aiutare i bisognosi, e dal 2000 a oggi la partecipazione è cresciuta del circa 33%.
Le Onlus
Onlus è l’acronimo per “Organizzazione non lucrativa di unità sociale”. I soggetti che rientrano in questa categoria sono associazioni, comitati, fondazioni, società cooperative che svolgano almeno un’attività tra queste: assistenza sociale e socio-sanitaria; beneficenza; istruzione; formazione; sport dilettantistico; promozione e valorizzazione dei beni culturali; tutela dell’ambiente; promozione della cultura; tutela dei diritti civili; ricerca scientifica. Tutte quelle attività, insomma, in cui ognuno si impegna ad arrecare benessere al prossimo (che sia una persona fisica o meno) senza che vi sia nulla in cambio, tranne che il sapere di aver fatto qualcosa di utile per una causa decisamente più grande. Un’associazione Onlus è, quindi, una lodevole iniziativa per aiutare la società in diverse problematiche generali. I requisiti basilari sono due: che non vi siano fini lucrativi e che raggruppino un numero abbastanza considerevole di membri. I soci dovranno impegnarsi in un lavoro esclusivamente per fini solidaristici e sociali. In un clima spesso di forte egoismo in cui prevale l’Io piuttosto che il prossimo, è fondamentale che nascano realtà che diano appoggio, aiuto e sostegno. Realtà che possano dare concretamente una mano e giungere lì dove spesso le istituzioni non riescono ad arrivare.