Camminando per i prati in questo periodo, possiamo notare tanti fiori gialli “petalosi” che accendono di colore questo periodo: quei bellissimi fiori non sono altro che la parte più appariscente del tarassaco (Taraxacum officinale), un’erba spontanea dalle innumerevoli proprietà e dal gusto piacevole, ottima da portare anche in tavola.

Il suo consumo è come quello di qualsiasi altra verdura a foglia, con l’aggiunta però della possibilità di gustare anche i suoi fiori.

Ovviamente la prima raccomandazione nel caso di consumo di tarassaco spontaneo, raccolto nei parchi, è quello di lavarlo con cura, evitando di coglierlo in zone troppo trafficate e inquinate da gas di scarico e altri elementi tossici.

Detto questo, facciamone tranquillamente scorta nella stagione primaverile, quando le foglie sono tenere e saporite e i fiori al massimo splendore.

Il tarassaco viene chiamato anche “dente di leone”, per la forma delle sue foglie, o “soffione”, per i caratteristici frutti che si sviluppano dopo la fioritura e sui quali tutti noi almeno una volta abbiamo soffiato per veder volare via i suoi semi.

Un’altro nome è “piscialetto”, appellativo popolare che ne sottolinea le proprietà depurative. A queste si accompagnano funzioni anticolesterolo, disintossicanti, antinfiammatorie e digestive.

Tarassaco in cucina

Più comunemente ne vengono mangiate le foglie, scegliendo quelle più piccole e presenti nella parte più alta della pianta, perché meno amare. Queste sono ricche di vitamine (A, B, C e D) e di sali minerali (tra cui ferro, potassio e zinco).

Possiamo cuocerle oppure consumarle crude in insalata, o ancora trasformarle in una conserva da mangiare anche fuori stagione, ottima per accompagnare formaggi e crostini.

Del tarassaco si può consumare tutto, anche la radice, che potete trovare essiccata in erboristeria. Fatene bollire per 5 minuti 1 cucchiaino per tazza e lasciate riposare altri 5 minuti prima di bere. Assumendone 2 tazze al giorno a digiuno, per 2 settimane, avrete un benefico effetto depurativo.