Mantra Ho’oponopono, per la serenità e il benessere

In origine, la pratica di questa disciplina prevedeva la partecipazione collettiva alla preghiera, sotto la guida di sacerdoti, mediatori o maestri. Poi, la sciamana Morrnah Simeona ha rielaborato in chiave moderna quest’antica tecnica di guarigione, in modo che tutti i processi di pulizia possano essere intrapresi da soli, in un dialogo spirituale “tra sé e sé”.

Fra gli strumenti più potenti c’è il mantra Ho’oponopono: “Mi dispiace, perdonami, grazie, ti amo”. Possiamo ripetere queste parole più volte nel corso della giornata, ad alta voce quando siamo a casa oppure mentalmente, mentre ci troviamo in coda al supermercato, in macchina o in ufficio. La sequenza non va recitata come una cantilena, ma con la piena consapevolezza del significato e della forza di queste parole: la madre (conscio) si rivolge al bambino interiore (inconscio), prendendosene cura e amandolo, per poi aprire un dialogo con il padre (super-conscio), che si rivolge direttamente alla Divinità per chiedere la trasmutazione delle memorie. “Mi dispiace” significa riconoscere che siamo gli unici responsabili della nostra realtà; “perdonami” significa chiedere alla Divinità di insegnarci a perdonare noi stessi per i problemi che abbiamo creato involontariamente; “grazie” esprime la riconoscenza per tutto ciò che di buono abbiamo fatto, ma anche per quello che non ci appare buono eppure rappresenta un insegnamento e un’opportunità di crescita; “ti amo” è come dichiarare la scelta di essere e vivere felici con noi stessi e gli altri.

Mantra Ho’oponopono: tutto migliora, ogni giorno

“Continuando a ripetere questo mantra, non cancelliamo il ricordo degli episodi dolorosi che abbiamo vissuto, ma annulliamo la loro carica di sofferenza”, assicura Rachello. “A quel punto, gli avvenimenti smettono di avere importanza e di influenzare la nostra vita, lasciando posto a un senso di pace, gioia e gratitudine: solo così potremo finalmente godere della nostra esistenza come di un dono immenso e perfetto”. Affinché questa pratica diventi una soluzione definitiva e non abbia solamente un effetto transitorio, legato a un particolare momento, al mantra possiamo affiancare anche altri strumenti di “pulizia”: preghiere e brani estratti dai testi sacri, cibi e bevande da assumere in modiche quantità (fragole, mirtilli, tortillas, popcorn, miele, succo d’arancia, ecc) e, in generale, tutto ciò che fa bene all’anima.

Riassumendo, è vietato lamentarsi. Non siamo in balia degli eventi e non è un caso se i problemi che viviamo sembrano ripetersi all’infinito, né se attiriamo sempre le persone sbagliate: ognuno di noi è responsabile di tutto ciò che gli accade. Solo modificando noi stessi possiamo agire sugli altri, in una visione olistica dell’universo, dove tutto è connesso con tutto. “Ovviamente, l’Ho’oponopono deve diventare uno stile di vita generale e incessante, perché le erbacce continuano a crescere e vanno estirpate senza sosta”, conclude Rachello. “Si tratta quindi di un nuovo modo di vivere e pensare, gestendo le situazioni in modo distaccato, imparando a non trasformarle in ricordi dolorosi che soffocano il nostro bambino interiore e gli impediscono di essere veramente libero in questa vita terrena”.